<p style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">“</span><strong style="text-align: left;">Senza l’industria chimica si ferma la produzione manifatturiera</strong><span style="text-align: left;">: il nostro settore è una ‘materia prima’ a monte di quasi tutte le filiere produttive, connesse ad esempio all’agroalimentare, all’edilizia, ai settori del Made in Italy, ed è motore essenziale della nostra economia, oltre che infrastruttura tecnologica di qualità e innovazione. </span><strong style="text-align: left;">Le istituzioni ne tengano conto, predisponendo interventi di sostegno per fronteggiare la crisi.</strong><span style="text-align: left;">”<br><br></span><strong>Paolo Lamberti, Presidente Federchimica</strong>, nella sua relazione all’Assemblea di oggi lancia un segnale di forte preoccupazione sulle prospettive dell’Industria chimica in Italia, quanto mai incerte e con una previsione di chiusura d’anno di segno negativo: “un segnale inquietante per tutta l’economia del Paese”.<br><strong>L’industria chimica in Italia</strong> (più di <strong>2.800 imprese</strong>, <strong>terzo produttore europeo </strong>dopo Germania e Francia e<strong> sesto settore industriale del Paese</strong>)<strong> </strong>ha chiuso il<strong> 2021 </strong>con un valore della produzione di <strong>56,4 miliardi di euro</strong>.<br>Dopo un primo semestre ancora positivo <strong>(+ 0,4%)</strong>, <strong>da luglio</strong> <strong>si registra un significativo deterioramento,</strong> causato soprattutto dai costi energetici e dall’indebolimento della domanda da parte dei settori clienti. Nell’ipotesi che non si verifichino limitazioni all’attività per il razionamento del gas, <strong>si prevede una contrazione della produzione dell’8% nel secondo semestre, </strong>che porterebbe a<strong> chiudere il 2022 con un calo complessivo del 4%</strong>.<br><br>“La crisi che tutti stanno affrontando è particolarmente sentita dalla <strong>chimica, un settore energivoro, che utilizza il gas anche come materia prima per moltissime produzioni</strong>. Già<strong> prima </strong>dell’attuale<strong> crisi, il costo dell’energia aveva un’incidenza elevatissima (11%) sul valore della produzione, </strong>con punte ancor più significative ad esempio per gas tecnici, fertilizzanti, chimica di base e molti principi attivi farmaceutici.<br>“<strong>Le decisioni prese dal Consiglio Europeo e il mandato alla Commissione sul price cap al gas ci sembrano significative, soprattutto perché assunte in totale condivisione tra i Paesi della Ue</strong>”.<br><br>L’industria chimica è da tempo impegnata nel promuovere l<strong>’efficienza energetica e dal 2000 ha ridotto i consumi energetici del 44% a parità di produzione, anche grazie agli investimenti </strong>in <strong>cogenerazione, rinnovabili ed economia circolare.</strong> Per fare fronte alla crisi energetica, le imprese stanno utilizzando ogni leva disponibile, incluse la<strong> rimodulazione dei turni e la riformulazione dei prodotti.<br></strong>“Lo shock energetico produce una rilevante <strong>perdita di competitività per tutta l’industria europea ma l’Italia rischia anche nei confronti degli altri Paesi UE, a causa del suo mix energetico più sbilanciato sul gas</strong>”.</p> <p style="text-align: justify;">Senza contare gli oneri connessi al <strong>Green Deal europeo</strong>, che, con l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, <strong>da mesi sta comportando interventi legislativi che enfatizzano i vantaggi ambientali ma sottostimano i costi industriali</strong>, “misure che ci penalizzeranno rispetto ai nostri competitor globali. <strong>Perché la transizione ecologica abbia successo, le Istituzioni, europee e nazionali, devono garantire un quadro normativo chiaro e prevedibile, senza inutili appesantimenti. </strong>Il Covid ci ha insegnato che molte<strong> </strong>semplificazioni amministrative imposte dall’emergenza hanno funzionato e possono essere adottate anche in situazioni ordinarie”.<br>“Lo ripetiamo da anni: per il nostro Paese una <strong>Pubblica Amministrazione dinamica</strong> e vicina alle istanze delle imprese nell’interesse della collettività<strong> è un fattore imprescindibile di modernizzazione</strong>”.<br><br>La chimica è un settore sostenibile anche dal punto di vista della responsabilità sociale:<strong> </strong>impiega<strong> oltre 112 mila addetti altamente qualificati, 278mila considerando anche l’indotto.</strong> <strong>Tra il 2015 e il 2021 la chimica ha generato circa 7.000 nuovi posti di lavoro</strong>, figurando tra i settori che più hanno contribuito a creare occupazione nel Paese.<br>Il <strong>rinnovo del Contratto Collettivo, siglato in giugno in anticipo sulla scadenza, </strong>“ha assicurato una prospettiva per il futuro delle imprese e dei lavoratori in un clima di grande incertezza”.</p><p style="text-align: justify;">L<strong>’innovazione</strong> Chimica è essenziale anche per affrontare le grandi sfide ambientali e demografiche del Pianeta. “Perciò <strong>la ricerca chimica </strong>- precisa Lamberti<strong> </strong>-<strong> deve diventare centrale e prioritaria nei programmi di sostegno pubblici,</strong> favorendo gli sforzi delle imprese, soprattutto piccole e medie, con una ricerca pubblica indirizzata a finalità industriali”. <br><br>“<strong>Apprezziamo la rapidità con cui è stato definito il nuovo Governo, segno che c’è consapevolezza delle difficoltà da affrontare.<br></strong>“Chiediamo alle Istituzioni di essere messi in condizione di operare bene per produrre progresso, innovazione e benessere per tutto il Sistema economico.<br><strong>“Perché se si chiude la Chimica</strong> – conclude Lamberti – <strong>si chiude il Paese”.</strong></p> <p style="text-align: justify;">All’Assemblea di Federchimica sono intervenuti Pina Picierno, Vicepresidente Parlamento Europeo; Ferruccio Resta, Presidente CRUI; Davide Tabarelli, Presidente Nomisma Energia, Fabio Tamburini, Direttore Il Sole 24 Ore.<br>Ha concluso i lavori Carlo Bonomi, Presidente Confindustria.</p>

Generated by Feedzy